Fratër Mirë, l’eremita del Monte Kumeta

Il Monte Kumeta è fonte di ispirazione per storie affascinanti, come quella riguardante Fratër Mirë, un monaco eremita arbëreshë, figura avvolta nel mistero e nella devozione popolare.

Secondo la leggenda, nel XV secolo un giovane monaco albanese, conosciuto come Fratër Mirë (“il Buon Frate”), fu costretto a fuggire dalla sua terra natale a causa dell’invasione ottomana. Insieme ad altri esuli, giunse in Sicilia, dove cercò un rifugio sicuro.

Il monaco, appartenente a una tradizione spirituale ascetica, si mise alla ricerca di un luogo isolato per dedicarsi interamente alla preghiera e vivere in comunione con Dio.

Quando il giovane frate giunse a Piana degli Albanesi, un piccolo villaggio fondato dagli arbëreshë, si sentì attratto dalla maestosità del Monte Kumeta. Le rocce di colore rossastro, che formavano il tratto distintivo della montagna, lo affascinarono. Durante una notte di preghiera, ebbe una visione: la montagna gli apparve come un luogo benedetto che lo accoglieva. Decise così di stabilirsi sulle sue pendici e trasformò una grotta naturale in un eremo.

Il Miracolo della sorgente

Secondo la leggenda, gli abitanti del paese affrontarono una grave mancanza d’acqua. In cerca di un miracolo, si recarono da Fratër Mirë per chiedere il suo aiuto. Spinto dalla sua devozione e dalla sua fede in Dio, il frate pregò intensamente per chiedere che la situazione venisse alleviata.

Così durante la sua preghiera colpì una roccia con il suo bastone, e miracolosamente, da essa cominciò a sgorgare una sorgente di acqua fresca e abbondante, che salvò gli abitanti del paese dalla siccità.

La Sorgente Ujë i Shën Fratit

La sorgente chiamata Ujë i Shën Fratit (“L’Acqua del Santo Frate”) si trova nelle vicinanze delle pendici del Monte Kumeta, in una zona che, per la sua posizione isolata, è meno frequentata dal turismo di massa. La tradizione racconta che l’acqua sgorga da una cavità nella roccia ed è considerata una risorsa preziosa.

Molte persone, in cerca di guarigione o benedizione, intraprendevano un vero e proprio pellegrinaggio fino al Monte Kumeta. Questo cammino rappresentava un atto di devozione religiosa, ma anche una ricerca di speranza e conforto. La gente credeva che l’acqua dalla grotta, fatta sgorgare da Fratër Mirë, avesse poteri curativi per malattie fisiche e spirituali. In particolare, utilizzavano quest’acqua per lavare le ferite o per benedire le case e le persone in difficoltà.

La morte del frate e la leggenda della croce

Il monaco eremita arbëreshë morì sulla cima del Monte Kumeta, dove una luce misteriosa rimase visibile per sette giorni e sette notti, anche dai paesi circostanti. Sulla cima apparve una croce naturale, formata da fenditure nella roccia. I devoti interpretarono questi fenomeni come un miracolo, un segno della presenza divina.

In riferimento al luogo della sepoltura si narrano due versioni:

La prima versione racconta che, dopo la sua morte, gli abitanti del paese, che lo consideravano santo per la sua fede e i miracoli, decisero di portare il suo corpo giù dal monte per una sepoltura degna. Secondo questa tradizione, il corpo del frate sarebbe stato trasportato a Piana degli Albanesi per essere sepolto in un luogo più accessibile alla comunità.

La seconda versione sostiene che Fratër Mirë fu sepolto sulle pendici del Monte Kumeta, vicino alla grotta che usava come eremo. Questa versione sottolinea il suo aspetto ascetico e il legame con il luogo di solitudine e preghiera.