A fimmina fa lu mastru e lu mastru fa la fimmina: l’evoluzione della parità di genere nella società siciliana

Il proverbio a fimmina fa lu mastru e lu mastru fa la fimmina si inserisce nel filone della saggezza popolare siciliana, che spesso riflette una visione pratica e realistica dei ruoli sociali, piuttosto che seguire rigidamente le norme imposte dalla cultura dominante. Letteralmente “la femmina fa il maestro e il maestro fa la femmina”, sebbene nato in un contesto tradizionalmente patriarcale, suggerisce un’idea di parità di genere sorprendentemente moderna. Questo proverbio afferma che la donna può svolgere il ruolo dell’uomo e viceversa, riconoscendo implicitamente la capacità di entrambi i sessi di adattarsi e gestire situazioni diverse. Ma quando nasce questa constatazione della realtà quotidiana e in che contesto storico si inserisce?

Origine storica e contesto sociale

Non esiste una datazione precisa di questo proverbio, ma possiamo ipotizzare che sia emerso tra il XVII e il XIX secolo, un periodo in cui la Sicilia viveva forti trasformazioni sociali ed economiche. Durante questo arco di tempo, la società siciliana era rigidamente patriarcale e il ruolo della donna era spesso confinato alla gestione della casa e della famiglia. Tuttavia, la realtà quotidiana raccontava un’altra storia:

Spesso le donne prendevano in mano le botteghe e i mestieri del marito dopo la sua morte o in caso di impossibilità a lavorare. Fattispecie che avveniva in settori come la tessitura, il commercio di spezie e tessuti, la panificazione e persino alcune attività agricole. In molte occasioni, le donne erano chiamate a sostituire gli uomini nei lavori agricoli, artigianali e commerciali, specialmente quando questi ultimi emigravano in cerca di fortuna o erano coinvolti in guerre. Infatti a partire dal XIX secolo, molti uomini siciliani emigravano verso le Americhe o altre parti d’Europa in cerca di lavoro, lasciando le donne a occuparsi delle terre, della famiglia e delle finanze domestiche.

Nel mondo contadino, ad esempio, era comune che una donna gestisse la terra, commerciasse i prodotti o amministrasse la casa, mentre nel mondo urbano le vedove o le mogli di artigiani prendevano in mano le attività di famiglia in caso di necessità.

Questo proverbio nasce proprio dall’osservazione della realtà, in cui la donna non era solo la custode del focolare domestico, ma anche un pilastro fondamentale dell’economia e della società. Un’espressione popolare che può essere interpretata come un’anticipazione della visione dell’uguaglianza di genere, poiché riconosce che uomini e donne possono svolgere gli stessi ruoli senza distinzioni rigide.

Oltre il patriarcato

In una società tradizionalmente patriarcale come quella siciliana, si pensava che gli uomini dovessero svolgere lavori come artigiani, commercianti o capi famiglia, mentre le donne si occupavano della casa e dei figli. Questo proverbio, però, suggerisce che i ruoli possono essere intercambiabili.

Se una donna può “fare il mastru” (ovvero il maestro, il capo, l’artigiano, il responsabile), significa che non è inferiore all’uomo in competenze e capacità, un concetto sorprendentemente progressista per l’epoca.

Allo stesso modo, il proverbio implica che anche l’uomo, in certe situazioni, può svolgere mansioni tradizionalmente femminili. Sebbene meno comune, nella cultura contadina si sapeva che un uomo, in assenza della moglie, doveva occuparsi della casa e dei figli. Questo concetto prefigura l’idea che le mansioni domestiche e di cura non sono esclusivamente femminili. Una questione, quest’ultima, ancora centrale nel dibattito sulla parità di genere.

Pur nascendo in una società maschilista, questo proverbio riflette una realtà più fluida, dove le necessità della vita (come l’emigrazione maschile, il lavoro nei campi, la gestione delle attività commerciali) dimostrano che uomini e donne possono adattarsi a qualsiasi ruolo.

Attualità e modernità del proverbio

Oggi questo proverbio risulta straordinariamente attuale. Nella società moderna, la parità di genere è un obiettivo che ancora si persegue, ma l’idea che uomini e donne possano svolgere gli stessi compiti è ormai riconosciuta a livello globale. Le donne ricoprono ruoli di leadership, si distinguono in professioni un tempo considerate esclusivamente maschili, e gli uomini sono sempre più coinvolti nella cura della famiglia.

In un’epoca in cui si discute di pari opportunità, congedo parentale per entrambi i genitori e abbattimento degli stereotipi di genere, questo proverbio siciliano sembra anticipare una mentalità progressista. Ci ricorda che la capacità di adattamento e l’abilità di svolgere determinati compiti non dipendono dal genere, ma dalle capacità individuali e dalle circostanze.